Costituire un comitato etico composto da giornalisti ed esperti in problemi di violenza sessuale quali psichiatri, psicologi, criminologi, sociologi, magistrati, assistenti sociali che siano in grado di fornire informazioni corrette circa questi fenomeni ai mezzi di comunicazione di massa. Tale problema è sentito anche dai giornalisti che si occupano di questo tipo di argomenti, che spesso hanno grande difficoltà a mettersi in contatto con persone che abbiano delle conoscenze concrete in materia: il problema dell’impatto sociale dell’informazione gioca in questo caso un ruolo cruciale sulle possibilità di reinserimento. In molti casi la deprecazione sociale che segue alla presentazione di avvenimenti di questo genere contribuisce a facilitare la marginalizzazione delle persone coinvolte, che divengono dei criminali sessuali cronici, molto pericolosi in quanto mano a mano che entrano in contatto con la legge sviluppano una capacità di eludere i controlli sociali sempre più raffinata.
Chi viene temporaneamente messo ai margini ha bisogno di pensare che da parte della collettività con cui di fatto ha rotto il suo contratto sociale ci sia un atteggiamento di fiducia, anche perché rischiamo che non si realizzi quel processo di identificazione, almeno parziale, con una società al cui interno decidiamo di comportarci in maniera accettabile.
Gravi problemi si pongono anche per chi ha subito l’abuso, dato che il rischio è di vedersi attribuire un’etichetta di scarsa affidabilità sociale che potrebbe influire negativamente sul suo destino.